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Banche e Rating di Legalità: quali benefici?

Il Rating di Legalità è uno strumento che permette di ottenere benefici concreti nel rapporto con gli istituti di credito, in termini di riduzione dei tempi e dei costi di istruttoria e di migliori condizioni di erogazione del credito.
L’erogazione di questi benefici è stata anche confermata da Bankitalia, che a gennaio 2016 ha reso noti i primi dari sul Rating di Legalità attribuito dall’AGCM e sull’effetto imposto da questo riconoscimento alla concessione di finanziamenti da parte del sistema bancario italiano.

Potendo quindi affermare che lo strumento del Rating funziona, ci siamo chiesti se i benefici a disposizione delle aziende che possono farne richiesta fossero noti e se gli stessi istituti di credito stessero comunicando in qualche modo il loro interesse per questo tema e le eventuali agevolazioni per i clienti.

Abbiamo cercato di fare chiarezza sull’argomento con un’indagine applicata alle prime dieci banche italiane quotate, con l’intento di comprendere in che modo il Rating di Legalità è riconosciuto come criterio premiale in sede di accesso al credito e in che modo vengono comunicate queste informazioni tramite i siti internet di questi istituti.
L’indagine prende le mosse dal Decreto MEF-MISE del 20 febbraio 2014, che chiarisce le modalità concrete in base a cui Pubbliche Amministrazioni ed istituti di credito devono tenere conto del Rating di Legalità. In particolare, nel caso di un’organizzazione in possesso di Rating che si interfaccia con una banca, i benefici previsti si traducono in:

  • riduzione dei tempi e dei costi legati alla fase istruttoria per la concessione di finanziamenti;
  • migliore determinazione delle condizioni economiche di erogazione, ove se ne riscontri la rilevanza rispetto all’andamento del rapporto creditizio.

A fronte di queste informazioni, abbiamo analizzato i siti delle 10 banche oggetto del campione, al fine di reperire informazioni in merito al tema del rating di legalità. In particolare, la ricerca on line è stata finalizzata ad individuare:

  • la presenza del termine “rating di legalità” nel sito web;
  • la presenza di una Sezione specifica o di un paragrafo dedicato al tema del rating di legalità;
  • la presenza di documenti o altro materiale scaricabile in cui si parla del rating di legalità;
  • la presenza della relazione, prevista dal Decreto MEF-MISE, 20 febbraio, n. 57, sui casi in cui il Rating non ha influito sui tempi e sui costi di istruttoria o sulle condizioni economiche di erogazione.

L’analisi online è stata corredata da interviste telefoniche o a mezzo email, rivolte ai referenti delle banche, al fine di reperire maggiori informazioni. A fronte di 10 richieste di maggiori informazioni,gli istituti di credito che hanno risposto a questo secondo livello di indagine sono stati il 50%.
Da una ricognizione dei siti, è emerso che il termine “rating di legalità” è presente nel 50% dei casi all’interno del sito web degli istituti di credito, o all’interno di documenti e altro materiale scaricabile (es. Bilanci sociali/di sostenibilità). Inoltre, queste banche hanno attivato internamente procedure per tenere conto del Rating di legalità. Tuttavia, nessun soggetto appartenente al campione oggetto di analisi specifica il livello delle premialità concesse alle imprese che comunicano il possesso del rating, a differenza di quanto hanno fatto altri istituti di credito (estranei al campione),operanti su scala territoriale più contenuta.
È il caso, ad esempio, di Banca Popolare di Macerata, che all’interno del proprio sito web chiarisce nel dettaglio i diversi gradi di premialità corrispondenti ai differenti livelli di rating: una, due o tre stellette.
Relativamente al nostro campione, tuttavia, solo due banche su dieci presentano una sezione online specifica sul Rating di legalità. Questo dato aumenta a cinque su dieci (50%) se si considerano invece i documenti scaricabili che trattano il tema. In merito è necessario fare alcune distinzioni.
Di questo 50%:
• due banche (le stesse che hanno una sezione specifica on line sul rating) diffondono dati quantitativi sia sul numero di aziende che hanno comunicato loro di essere in possesso del rating di legalità, sia sul numero di aziende “premiate” e che, di contro, non sono state valutate con criteri migliorativi, pur avendo il rating di legalità.
• due banche invece diffondono informazioni più generiche e descrittive sul tema del rating, attraverso i propri Bilanci sociali o di sostenibilità. Tuttavia non vengono indicate le premialità concesse, né sono presenti dati quantitativi sul numero di imprese in possesso del rating che hanno agevolato.
Questi sono i risultati raccolti a gennaio 2016 a fronte di 1639 organizzazioni già in possesso del Rating di Legalità (dati forniti dal database AGCM). Ci paiono abbastanza modesti, ma siamo fiduciosi che, a causa del numero di aziende in crescente aumento che fa richiesta di Rating e della relazione annuale che deve essere spedita a Banca d’Italia relativamente alla gestione del Rating, anche gli istituti di credito faranno di più per introitare e comunicare meglio le premialità previste da questo strumento.

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