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IL MODELLO ORGANIZZATIVO DI GESTIONE DEI RISCHI 231 AUMENTA IL LIVELLO DI RATING DI LEGALITA’

IL MODELLO ORGANIZZATIVO DI GESTIONE DEI RISCHI 231 AUMENTA IL LIVELLO DI RATING DI LEGALITA’

Uno strumento per le aziende di cui si sente molto parlare e che già diverse imprese hanno realizzato è il Modello Organizzativo di Gestione dei Rischi 231/2001. 
Il Modello 231 costituisce uno strumento volontario che l’impresa può attuare per prevenire tutta una serie di reati che possono provocarle non pochi problemi.
Cosa c’entra il modello 231 con il tema del Rating di Legalità? Il Modello 231 ha profonde connessioni col Rating di Legalità che a sua volta porta all’impresa che lo ottiene diversi benefici.
Procediamo per gradi.

COSA È IL MODELLO ORGANIZZATIVO DI GESTIONE DEI RISCHI 231/2001 E QUALI SONO I RISCHI CHE INDIVIDUA?

Il D. Lgs. 8 giugno 2001, n. 231 ha introdotto la responsabilità amministrativa delle Società, per i reati commessi a loro vantaggio o nel loro interesse:

  • dalle persone che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell’ente o da chi esercita, anche di fatto, funzioni di direzione e controllo;
  • dai soggetti sottoposti alla loro direzione o vigilanza.

Questo significa, in altre parole, che se una persona fisica di quelle indicate commette un reato previsto dal D.Lgs. 231/2001 (di seguito andremo ad elencarne qualcuno), non solo la persona fisica ha una responsabilità penale, ma anche l’impresa incorre in una responsabilità penale/amministrativa ed è punibile dalla legge.

I reati previsti dal D.Lgs 231/2001 sono molteplici e sono costantemente aggiornati. L’ultimo aggiornamento è stato a dicembre 2017. Questo significa che la lista dei reati si allunga sempre di più. A titolo di esempio e in via non esaustiva, sono inclusi:

  • Reati commessi nei rapporti con la P. A.
  • Reati di falso
  • Reati societari
  • Reati con finalità di terrorismo o di eversione
  • Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili
  • Delitti contro la personalità individuale
  • Reati di abuso di mercato
  • Reati transnazionali
  • Reati ambientali
  • Reati sul tema della salute e sicurezza

La lista, come dicevo, è lunga…

COSA COMPORTA PER LA SOCIETÀ INCORRERE IN UN REATO 231/2001?

Le sanzioni previste per l’azienda che incorre in uno di questi reati sono davvero varie. Si va da sanzioni pecuniarie che possono arrivare oltre a un milione di euro, al sequestro del profitto illecito, a sanzioni interdittive, ben più gravi, dell’attività, oppure al divieto di contattare con la PA, oppure alla soppressione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni ed altre ancora.
Tali sanzioni per una impresa possono significare un costo molto elevato.

La norma dettata dal D.Lgs. 231/2001 tuttavia offre all’impresa una condizione esimente, per evitare queste pesanti sanzioni.
Tale condizione è quella di:

  • avere preventivamente adottato ed efficacemente attuato modelli organizzativi e di gestione idonei ad individuare e prevenire reati 231 (quelli indicati come esempio sopra);
  • avere affidato ad un proprio organismodotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo – il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli e di curarne il loro aggiornamento.

COSA SIGNIFICA ATTUARE EFFICACEMENTE UN MODELLO 231? 

Per definire cosa significa attuare efficacemente il Modello 231, bisogna partire da una differenziazione: adozione (i) del Modello 231 e di attuazione (ii) del Modello 231.

  1. ADOTTARE il Modello 231 significa, di fatto, scriverlo. Predisporre i documenti di cui necessita e basta.
  2. ATTUARE il Modello 231, invece, significa farlo funzionare e metterlo in pratica. Ad esempio, in primis, nominare un Organismo di Vigilanza che dovrà: constatare e monitorare l’adeguatezza del modello, ossia la reale capacità di prevenire comportamenti non voluti, di conseguenza la sua efficacia. Curare l’aggiornamento del modello ed arricchirlo, ad esempio, con norme ISO quali la 37001 e la 45001, etc. Con attuazione del Modello si intendono anche controlli non direttamente connessi al Modello 231, quali l’ aggiornamento del DVR o dell’RSPP.

Attuare efficacemente significa quindi avere un Modello che si adatti alla realtà aziendale e che funzioni, di fatto, nella prevenzione del rischio reato.

E’ importante a tal fine sottolineare che non basta adottare un Modello 231, bisogna che questo venga attuato per dimostrare la propria diligenza organizzativa e, di conseguenza, liberare, o ridurre, la responsabilità amministrativa della società.

PERCHÉ DOVREI REALIZZARE UN MODELLO ORGANIZZATIVO DI GESTIONE DEI RISCHI 231?

In questo senso un Modello Organizzativo 231 di prevenzione dei rischi costituisce uno strumento importante per l’azienda a livello organizzativo e gestionale perché offre all’impresa la possibilità di evitare grossi problemi e sanzioni importanti.
Il Modello 231 rappresenta certamente un investimento per l’azienda e si integra (non sostituisce o duplica o si sovrappone) con le principali norme ISO (qualità, sicurezza e ambiente, etc.).


COSA C’ENTRA IL MODELLO ORGANIZZATIVO 231 CON IL RATING DI LEGALITÀ?

Avere realizzato e attuato un Modello di Gestione dei Rischi 231, permette inoltre all’impresa di ricevere un ulteriore vantaggio: ottenere livelli elevati di Rating di Legalità. Infatti il regolamento del Rating premia con un aumento del punteggio quelle aziende che hanno attuato Modelli di Gestione del Rischio 231.
Realizzare un Modello 231 rappresenta quindi un intervento importante per l’impresa che offre diverse tipologie di benefici.
PRIMO: un beneficio organizzativo, in quanto il Modello Organizzativo 231 consente all’impresa di tutelarsi per evitare tutta una serie di pesanti sanzioni se incorre in un illecito 231.
SECONDO: il Modello 231 permette all’impresa di migliorare il Rating di Legalità, fino ai massimi livelli. Livelli elevati di Rating di Legalità si traducono in maggiori benefici nei rapporti con la PA (il Rating di Legalità costituisce un criterio premiale all’interno del Nuovo Codice Appalti) e con le banche.

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Al prossimo articolo!
Andrea Casadei

 

 

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L’articolo è stato pubblicato su Amministrazione e Finanza nel mese di novembre 2019. Buona lettura

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